Italien
Balzan Preis 1995 für Wirtschaftsgeschichte
Dankesrede – Bern, 24.11.1995 (italienisch)
Signor Presidente e Signori Membri dei Consigli e del Comitato della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,
Ho ricevuto diversi premi nel corso della mia vita per la mia attività scientifica, ma nessun premio mi ha dato tanta gioia quanto me ne ha data il premio della Fondazione E. Balzan, per la prestigiosità scientifica del premio e, lasciatemi essere sincero, anche per il cospicuo ammontare del premio stesso.
Ringrazio quindi il Consigliere Federale svizzero Cotti, che è qui in veste di Presidente d ‚onore.
Similmente ringrazio tutti i membri della Fondazione Balzan ed in particolar modo quei membri che hanno deciso di attribuirmi il premio.
Last but not least ringrazio gli studiosi componenti il Comitato Generale Premi che hanno collaborato con la Fondazione per la scelta del destinatario del premio, nonché per la composizione della „laudatio“. Il dispiacere che provo per non poter essere presente alla consegna del premio è pari alla gioia da me provata quando mi è stata comunicata l ‚ assegnazione del premio. Purtroppo le mie condizioni di salute sono tali che, con tutta la mia buona volontà , non sono riuscito a muovermi da casa. Contro la cattiva salute l ‚ uomo è impotente e deve accettare l imitazioni che pure lo angosciano.
Io sono uno storico economico quindi sono uno storico e sono un economista. Il mio ringraziamento è quindi duplice.
Avendo scelto di premiare me la Fondazione Balzan riceve in cambio due ringraziamenti invece di uno, il ringraziamento di uno storico e il ringraziamento di un economista.
Scherzi a parte, la duplice natura di uno storico economico è cosa che merita qualche considerazione.
La differenza tra uno storico ed un economista non consiste nel tipo di nozioni che occorre avere per ciascuna delle due discipline, ma consiste soprattutto nella diversa mentalità che ciascuna delle due discipline impone. La difficoltà per lo studioso sta proprio qui: nel mantenere e nell‘ applicare due mentalità che non sono facili al connubio.
Rifacendomi a Pascal posso dire che lo storico ha da essere fondamentalmente ricco d’esprit de finesse , mentre l‘ economista, dai tempi di Ricardo, ed oggi più che mai, deve essere ricco di esprit géométrique.
L ‚esprit géométrique che pervade oggi la scienza economica deriva dall’applicazione nella scienza economica stessa del metodo e dei principi delle matematiche. Da Ricardo in poi la preoccupazione maggiore degli economisti è stata quella della rigorosità e della logicità dei principi da essi enunciati.
Vi sono quindi delle variabili ben definite, distinte tra variabili endogene e variabili esogene e sono ipotizzati rapporti e parametri costanti tra le variabili endogene. Se compaiono elementi di disturbo che vengono a turbare la logicità e l’eleganza del modello, questi elementi vengono esorcizzati come variabili esogene e come tali ignorate. Tutto questo va bene per l’esprit géométrique.
Ma cos’è l ‚esprit de finesse? Pascal stesso che ebbe l’intuizione di questa realtà non fu capace di spiegarla.
Cercò di darne una definizione ma lui, che in genere è così chiaro e così preciso, qui arranca, annaspa, e si ripete; la sua definizione di esprit de finesse è la seguente:
«Nell’esprit géométrique i principi sono palpabili ma distaccati dall’esperienza comune…
nell’esprit de finesse i principi derivano dall’esperienza comune e sono davanti agli occhi di tutti…
Per possedere l’esprit de finesse occorre però avere una vista buona , ma buona per davvero perché i principi sono così delicati e così numerosi che è quasi impossibile che qualcuno non sfugga all’osservatore…
Ciò che fa sì che i geometri manchino di esprit de finesse è che non riescono a vedere ciò che sta davanti ai loro occhi e che essendo adusati a ragionare sulla base soltanto dell‘ analisi e della manipolazione di tali principi, finiscono col perdersi quando si trovano di fronte ai problemi di finesse…
I fenomeni di finesse li si intravede appena, li si avverte più che non li si veda e si ha difficoltà a farli percepire da chi non li percepisce spontaneamente ed autonomamente: sono talmente delicati e talmente numerosi che occorre un senso straordinariamente sottile e raffinato per percepirli.
E percepitili non si può nella maggior parte dei casi fornirne una dimostrazione ordinata come in geometria».
La definizione succitata non mi pare soddisfacente, è confusa e imprecisa come di rado capita negli scritti di Pascal.
L ‚intuizione che Pascal ebbe di un esprit de finesse mi pare tuttavia valida ed importante, cercando quindi la definizione che Pascal non seppe dare sarei portato a suggerire che in un certo qual modo l’esprit de finesse è un‘ attitudine ad avvertire: 1 ) la presenza e la rilevanza di un infinito numero di variabili tra le quali molte non misurabili e non definibili, quali il mal di pancia di un banchiere o le bizzarrie di un emiro medio orientale; 2) un ‚attitudine di misurata, cosciente e controllata imprecisione che ammette la mancanza totale di stabilità nel grado di associazione tra più variabili. E ancora l ‚esprit de finesse riconosce 3) l‘ elevata frequenza di associazioni di tipo casuale e di tipo che i fisici chiamerebbero caotico, che esclude rigorosi rapporti di causalità, che assume la continua presenza di condizioni in cui il caso ed il caos giocano un ruolo rilevante e sa tenere conto del non misurabile, del non conoscibile, e de l non prevedibile nell’irrazionale avventura umana .
Vi sono discipline e problemi in cui l’esprit de finesse è un sine qua non e discipline e problemi che invece richiedono un accentuato esprit géométrique. Per ideare e costruire un ponte occorre l ‚esprit géométrique, per capire e spiega re le ragioni della Prima Guerra Mondiale occorre invece l’esprit de finesse .
Mettere insieme in uno stesso cervello i due esprit non è cosa facile, perché in un certo senso sono di natura contrastanti, è questa la ragione per cui è difficile trovare de i buoni storici economici.
Attribuendo i premi a una disciplina piuttosto che ad un‘ altra la Fondazione Balzan può influenzare molto la prevalenza di un esprit rispetto ad un altro e questo è un compito carico di responsabilità che io auguro alla Fondazione Balzan di esplicare con il massimo senso di responsabilità e con un completo successo.
Alcuni anni orsono, un economista tedesco coniò una frase che divenne giustamente famosa : „small is beautiful“. lo mi sento di parafrasare questa frase per quanto riguarda i discorsi, dicendo „short is beautiful“.
Per questo mi fermo a questo punto, ringraziando voi tutti per la cortese attenzione.