Italy
1992 Balzan Prize for History and Criticism of Literature
Acceptance Speech – Rome, 18.11.1992 (Italian)
Signor Presidente,
Signore e Signori:
Ringrazio la Fondazione Balzan e il suo Comitato Generale, che per tanti anni ha conferito questo premio ad altissime personalità della cultura, di aver scelto la mia persona per onorare gli studi di Storia e di Critica delle Letterature.
Un premio assegnato a questa disciplina assume oggi, nel periodo difficile in cui viviamo, un significato particolare. Ci conferma che qualcosa in cui abbiamo creduto e in cui crediamo: la letteratura, la poesia, il mondo del pensiero e della bellezza, deve essere salvato. Vogliamo che non sia vero che i grandi ideali in cui si fonda la società civile cedano dinanzi alla dura necessità. L’uomo ha ancora bisogno di sognare, e la letteratura che, secondo un grande scrittore contemporaneo, rappresenta la vera vita, la vita finalmente scoperta e illuminata, la sola vita realmente vissuta, esercita, dopo migliaia di anni, il suo potere, la sua funzione, la sua capacità di esaltare appunto ” le gioie e le inquietudini umane”.
Aver dato a me, italiano, questo premio induce a un’altra breve considerazione. Nel campo delle lettere, del pensiero, delle arti, non esistono oggi nazioni-guida, a cui spetti una sorta di predominio culturale sulle altre nazioni. In tutto il mio modesto lavoro, di italianista, di francesista, di comparatista, di storico del teatro e delle arti (com’è ricordato nella relazione), tenendo lontano ogni legge di separazione dei generi e degli stili , ho tentato di disegnare non soltanto un’idea di Italia, la mia patria, ma, allargando i confini della conoscenza, un’idea d’Europa.
Ma tengo anche a dichiarare che il mio interesse per la cultura francese non ha significato indifferenza verso la civiltà italiana, che io ho studiato e amato con trasporto nelle sue varie e splendide forme: un quadro, un libro, una città, un palazzo, un paesaggio, un pensiero. Quell’interesse nasceva dal mio rifiuto di ogni ostinato nazionalismo. Era la mia una ragione di libertà. Era un modo di far crollare tra una nazione e l’altra i tenaci “bastioni”. Era la vita esposta agli imprevisti della ricerca e del dubbio, nel rispetto della tolleranza e della fantasia.
E’ per questi motivi che l ‘assegnazione alla mia persona di questo premio internazionale, nel suo significato più profondo, mi riempie di un sentimento di soddisfazione e di orgoglio.