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Premio Balzan 1983 per la sociologia
Discorso di ringraziamento – Berna, 17.2.1984
Il Comitato che mi ha assegnato il premio Internazionale Balzan mi ha proposo, ciò facendo, alla considerazione del mondo culturale. Gli vado quindi grato di aver allargato, in tal modo, in un più ampio pubblico la ristretta cerchia dei lettori delle mie pubblicazioni e della rivista da me fondata. È cosa che, ovviamente, mi rallegra; ma ciò che apprezzo ancora maggiormente è il fatto che un così eminente consesso di studiosi e scienziati abbia ritenuto le mie attività meritevoli dell’alto riconoscimento di cui è arbitro. Non nego ci sia del vero nella vecchia massima secondo cui l’onorificenza, una volta conferita, diventa una cosa oggettivamente a sé stante, con un significato che travalica lo stesso criterio di coloro che l’hanno decisa. Ma, per quanto mi riguarda, oltre alla realtà obbiettiva del riconoscimento in sé e per sé, colgo soprattutto con emozione l’impegno cui mi vincola il Comitato del Premio, di mantenermi, cioè, all’altezza di quel modello cui si è riferito motivando la propria scelta.
Se io sia degno o meno del premio assegnatomi, ecco un interrogativo per me alquanto imbarazzante; ma per fortuna nessuno me lo propone. Non ho tuttavia difficoltà alcuna ad ammettere, anzi, a promettere che l’attribuzione dell’alto riconoscimento sarà per me uno sprone a rendermi degno dell’onore ricevuto.
Certo, non si tratterà per me di mutar vita né modo di pensare, ma semplicemente di seguitare a compiere quanto ho modestamente cercato di fare nell’arco piuttosto lungo della mia esistenza, continuando cioè, a pensare, studiare e scrivere.
Dopo molti anni trascorsi alle prese con i problemi della formazione della società, dei cardini dell’ordine civico e delle cause dello sfascio della compagine sociale, sono andato vieppiù addentrandomi nello studio della funzione esercitata dalla conoscenza nella vita degli individui e delle collettività. Ho cercato di vagliare l’autonomia delle tradizioni del pensiero scientifico e culturale, nonché di sondare le potenzialità di espressione ed affermazione universale di vari tipi di conoscenza. Quantunque la sfera della rivista Minerva sia circoscritta nell’ambito delle scienze naturali, sociali e classiche, le motivazioni del mio attuale lavoro spaziano ad abbracciare anche temi attinenti alla conoscenza e sapienza religiosa e filosofica.
Per un imprevisto quanto felice connubio di circostanze, quindi, l’obbiettivo principale del lavoro che sto portando avanti in questo momento si identifica con le finalità magistralmente perseguite dalla Fondazione Internazionale Balzan. Me ne rallegro e, profondamente consapevole del significato impegnativo del Premio, dichiaro di gradirlo e lo faccio con l’animo pervaso, ad un tempo, da sentimenti di umiltà e di soddisfazione. Nella misura in cui il mio lavoro può aver meritato l’alto onore del Premio Internazionale Balzan, ritengo sia doveroso riconoscere il mio debito di gratitudine non solo verso coloro che me lo hanno assegnato, ma anche nei confronti di chi mi ha preparato al lungo itinerario di studio e di insegnamento attraverso più di mezzo secolo. Mi sia pertanto consentito ricordare per primi i miei due grandi maestri, il sociologo Robert Park e l’economista Frank Knight, ambedue purtroppo ancora poco noti in campo internazionale.
Ebbi da loro fulgidi esempi: il coraggio e l’assillo della ricerca, il culto della verità e la fede nell’insita bontà dei grandi valori della nostra civiltà. Fra coloro che sono scomparsi, vorrei commemorare dapprima ed in testa a tutti Max Weber e, dopo di lui, Émile Durkheim con Marcel Mauss.
Devo parimenti ricordare due miei compianti amici, Michael Polanyi, che impersonava l’amore per la scienza in quanto scrupolosa ricerca della verità nella sfera dell’ignoto, e Raymond Aron, il cui disinteressato ed appassionato anelito di essere veritiero ed equo in tutti i suoi giudizi intellettuali e morali mi additò il cammino da percorrere. Tra i viventi, moltissimo debbo ad Arnaldo Momigliano, immerso nella sua instancabile ricerca di una conoscenza più grande, più universale, più profonda. Ma molto debbo anche ai miei allievi, specie a quelli dell’Università di Chicago e della London School of Economics, i quali mi hanno letteralmente sfidato con la loro vivissima sagacità, con la loro sete di acquisire la conoscenza e di lanciarsi sui sentieri dell’ignoto. Per insegnare a simili allievi fui costretto ad imparare cose nuove ed a ripensare più a fondo quelle che già conoscevo. Spero, negli anni che mi restano, di ripagare più largamente i miei numerosi benefattori e, non ultimo, il munifico Comitato della Fondazione Internazionale Balzan.