USA/Germania
Premio Balzan 1983 per la zoologia
Discorso di ringraziamento – Berna, 17.2.1984
Signor Presidente,
membri della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,
il premio Balzan è il più alto riconoscimento mondiale che si possa conferire ad un biologo. Ovviamente, fui oltremodo felice quando appresi di essere il fortunato destinatario di uno dei premi 1983. Mi è grato pertanto esprimere innanzitutto il mio sincero ringraziamento a coloro i quali hanno voluto segnalare il mio nome, nonché al Comitato Generale del Premio per avermi prescelto. Vorrei ringraziare, inoltre, tutte quelle persone che nell’arco della mia vita hanno reso possibile il lavoro da me svolto e lo hanno sostenuto con molta generosità. Sono nato sotto una buona stella. Nel 1930, la chiamata presso il Museo di Storia Naturale di New York, dovuta alla raccomandazione del mio venerato Maestro Erwin Stresemann, non solo mi valse l’impareggiabile fortuna di studiare le magnifiche collezioni della spedizione Whitney nel Pacifico ma ebbe, inoltre, a risparmiarmi le angosce del periodo più buio della storia della Germania.
Grazie all’amicizia che mi legava a Theodosius Dobzhansky, ebbi la ventura di lavorare per dieci estati a Cold Spring Harbor e di partecipare così, anche se solo in veste di appassionato spettatore, alla nascita della biologia molecolare. Il fatto era destinato a lasciare un’impronta indelebile nel mio pensiero. Ebbi, infine, il privilegio di trascorrere 30 anni presso l’Università di Harvard, un centro di libertà intellettuale, una fucina ove l’impegno nella ricerca scientifica è sempre tenuto nella massima considerazione. Non avrei potuto essere più fortunato, con tante occasioni serbatemi dal destino.
Ampio è il campo dell’evoluzione biologica, ma forse vi si possono individuare due settori principali di ricerca: il primo è quello delle modificazioni per adattamento nel susseguirsi delle generazioni sotto l’influenza della selezione naturale; il secondo spazia nell’ambito dell’origine e del significato di quella grande diversità che caratterizza la vita organica. Ed è in questa particolare direzione che decisi di orientare le mie ricerche. Le specie di animali, piante e microorganismi presenti sul nostro pianeta si contano letteralmente a milioni. Ciò solleva quesiti a non finire: che cosa s’intende quando si parla delle specie e qual è il loro significato biologico? La risposta a questi interrogativi assume un valore determinante per gli studi ecologici e la comprensione del comportamento animale. Sono passato, successivamente, al problema della moltiplicazione delle specie. Ho potuto così confermare e rafforzare notevolmente la teoria della “speciazione” geografica e dimostrare che una sua modalità, vale a dire la comparsa di nuove specie in popolazioni archetipe periferiche ed isolate, riveste una particolare importanza nel campo della macroevoluzione. Ogni singolo passo delle nostre scoperte ha suscitato nuovi interrogativi. E sono lieto di potervi dire che sto tuttora alacremente cercandone la soluzione.
La biologia evoluzionistica ha una collocazione unica fra le scienze. Essa è indubbiamente una autentica scienza (Naturwissenschaft – scienza naturale -), ma anche una scienza storica ormai. Tale duplice connotato della biologia evoluzionistica è di importanza capitale. Anni fa, C.P. Snow deplorava la spaccatura esistente fra le scienze e le discipline umanistiche. Per lui, in quanto fisico, il termine scienza sta ad indicare le scienze fisiche ed un solco profondo le separa effettivamente dalle discipline classiche. Orbene, la duplice articolazione della biologia evoluzionistica costituisce l’elemento grazie al quale tale divario può essere colmato e corrisponde ad una delle importanti funzioni di questa scienza nella nostra cultura. Ma la biologia evoluzionistica deve il proprio peso anche ad un altro fattore. Le idee fondamentali maturate in questo campo durante gli ultimi 150 anni stanno influenzando tutti i rami del sapere. Concetti come il mutamento evoluzionistico (in contrasto con la teoria di un mondo costante e statico), la selezione naturale, la dottrina “popolazionistica” in opposizione a quella essenzialistica, sono entrati ormai in tutti i settori del pensiero umano. Essi vanno annoverati fra i capisaldi più unificanti di tutte le scienze. La selezione naturale, ad esempio, è stata additata da Eigen come fattore essenziale anche in ordine alla comprensione dell’origine prebiotica della vita. Le concrete applicazioni della dottrina “popolazionistica” e del principio della selezione naturale stanno incominciando ad esercitare un rilevante impatto sul pensiero filosofico.
L’introduzione del concetto di selezione naturale ha radicalmente trasformato l’eterna controversia fra caso o necessità, che ci riporta alla filosofia greca. Fu Darwin a scoprire l’esistenza di una terza alternativa che consente una via di uscita di fronte all’inadeguatezza di un riferimento esclusivo al caso o alla necessità. La selezione naturale è un processo che si articola in due fasi successive. Durante la prima fase avviene una variazione illimitata, largamente affidata al caso. Ma la selezione naturale riprende non appena vi è comparsa di un nuovo individuo attraverso la fecondazione di un uovo. Essa produce quindi effetti che per lungo tempo furono erroneamente ritenuti frutto di una necessità interna. Sino ad oggi i filosofi non hanno ancora applicato appieno il concetto meravigliosamente euristico della selezione naturale.
Mi sia lecito sottolineare qui il pensiero già espresso in precedenza da altri destinatari del Premio Balzan, vale a dire che esso è un riconoscimento tributato ad un determinato ramo della scienza più che ad una singola persona. Il compianto Theodosius Dobzhansky coniò la felice espressione secondo cui “in biologia nulla ha senso se non alla luce dell’evoluzione”. L’evoluzione è, infatti, il concetto connettivo più potente del mondo degli esseri viventi. Desidero pertanto esprimere il mio più vivo apprezzamento al Comitato Generale del Premio per aver scelto la zoologia evoluzionistica quale destinataria di un così alto riconoscimento.
Vorrei, infine, rendere omaggio alla Fondazione Balzan per il rilevante contributo che sta dando alla cultura su scala mondiale. Collocando infatti tutti i settori dello scibile su una base di uguaglianza, dalla matematica alla fisica, alla biologia, alle scienze sociali, alle discipline umanistiche ed alle arti, la Fondazione Balzan esalta l’importanza della cultura e dello spirito in tutti i rami dell’umano sapere. Ed una iniziativa così armoniosamente impostata non può non essere foriera di grandissimi benefici al futuro sviluppo dell’umanità.