Australia/Regno Unito
Premio Balzan 2008 per la medicina preventiva, inclusa la vaccinazione
Intervista con Ian Frazer – 25.10.2013
Ian Frazer è direttore di ricerca al Translational Research Institute, Brisbane e capogruppo di ricerca alla University of Queensland, Diamantina Institute, ha ricevuto il Premio Balzan per la medicina preventiva, inclusa la vaccinazione, nel 2008. Dopo cinque anni di lavoro il suo progetto di ricerca è appena giunto a conclusione: la metà del montante del Premio 2008 è stata impiegata per finanziare le borse di studio di due fellows che sono stati inseriti nel gruppo di ricerca di Frazer presso l’Università del Queensland a Brisbane; i due giovani hanno lavorato su progetti individuali nell’ambito del programma di Frazer finalizzato allo sviluppo di un “vaccino terapeutico” contro il cancro del collo dell’utero dovuto al papilloma virus (HPV).
Essi hanno avuto la possibilità di visitare altri laboratori australiani e internazionali come parte dei loro progetti di ricerca.
Abbiamo, perciò, parlato con Ian Frazer sul suo progetto di ricerca e sui temi collegati, raggiunti dal finanziamento del Premio Balzan.
«Quando ho vinto il Premio Balzan sono rimasto molto sorpreso – ricorda Frazer -; non lo conoscevo bene, e così ho scoperto di avere l’opportunità di dare una svolta alla vita di giovani scienziati».
Infatti è proprio lo statuto del Premio Balzan che richiede al vincitore di utilizzare metà del riconoscimento in denaro per sostenere il lavoro di giovani ricercatori.
Mentre la maggior parte dei finanziamenti alla ricerca scientifica sono vincolati a un risultato o a un progetto specifico, il Balzan si differenzia proprio in questo, giacché non limita le aree di ricerca che i vincitori possono finanziare: cosa ha pensato quando ha saputo di avere vinto il premio?
«Ero entusiasta di poter restituire un grande favore che il premio mi aveva fatto. La mia ricerca era, infatti, già ben finanziata, ma ho voluto usare i fondi proprio per aiutare i ricercatori più giovani – risponde Frazer – . Mi è sempre piaciuto fare da mentore a scienziati più giovani. Nel 1981 sono stato invitato a studiare in Australia, a titolo gratuito. Ero in Scozia, un medico senza alcuna esperienza nel campo in cui desideravo compiere gli studi, eppure mi hanno dato la possibilità di lavorare nel campo dell’immunologia. Questo ha cambiato la mia vita».
Come ha trovato i ricercatori da finanziare?
«Ho pubblicato un bando per cercare post-doctoral fellows che venissero a lavorare presso l’Istituto con borsa di studio: i due studenti post-dottorati selezionati hanno lavorato con me e, quindi, hanno avuto la possibilità di aiutare a costruire un’istituzione – risponde Frazer-. Il primo ricercatore è Steve Mattarollo e si occupa di un certo tipo di cellula molto importante nel procedimento di identificazione del cancro: in questo momento siamo nella fase di sperimentazione clinica. Mattarollo ha lavorato un paio d’anni con me e poi si è trasferito a Melbourne per lavorare con un altro scienziato. Ora è ritornato nella nostra istituzione per lavorare su un’altra importante questione: come i cancri del sangue differiscono dai cancri alla pelle».
Mattarollo ha competenza nei mediatori cellulari dell’immunità innata nei confronti del cancro; ha ricevuto una borsa di studio per due anni per lavorare a Melbourne con il Professor Mark Smyth, un esperto, conosciuto in tutto il mondo, del ruolo delle cellule nel controllo della crescita del cancro.
Nei suoi due anni come Balzan Fellow, Mattarollo si è impegnato in due linee di ricerca principali: 1) sviluppo di un vaccino terapeutico contro il melanoma e il linfoma non-Hodgkin a cellule B che induca un’immunità innata adattativa che stimoli le proprietà immunocoadiuvanti delle cellule NKT; 2) determinazione dei costituenti immunitari importanti per l’efficacia terapeutica delle chemioterapie, valutazione della combinazione di strategie chemio-immunoterapiche per il trattamento di tumori solidi.
Nel maggio 2012 Mattarollo è tornato a Brisbane per continuare la sua ricerca nel gruppo di Frazer. Su cosa, invece, ha lavorato il secondo “Balzan fellow”?
«La dottoressa Antje Blumenthal è il secondo post-doctoral fellow cha lavora nell’ambito del progetto di ricerca Balzan. Ha una vasta esperienza nello studio del ruolo del sistema immunitario innato nelle infezioni croniche. La sua indagine prende in esame i modi in cui gli agenti patogeni sono riconosciuti dal sistema immunitario, come le rispettive reazioni infiammatorie vengono iniziate e regolate e come tutto ciò istruisce le risposte delle cellule T che sono determinanti nel controllare le infezioni croniche».
Insieme al Professor Frazer, dirige la ricerca che mira a comprendere i meccanismi di immunosoppressione e di sviluppo del cancro nella pelle e nella cervice uterina.
«La Balzan fellowship ha anche sostenuto la strutturazione del suo personale programma di ricerca, che comprende le indagini sul modo in cui una nuova classe di immunomolecole (la famiglia delle proteine Wnt) dà forma alle risposte immunitarie innate e regola le funzioni delle cellule T. Il suo lavoro colma un importante vuoto di conoscenza nelle funzioni delle proteine Wnt come nuovi regolatori del tipo e della forza della risposta immunitaria».
Queste linee di ricerca, altamente innovative, fanno da apripista a nuove concezioni dei meccanismi di immunoregolazione e hanno in sé le potenzialità per l’identificazione di nuovi obiettivi terapeutici: «Gli ultimi cinque anni ci hanno condotto allo studio delle proteine Wnt, che fino a poco tempo fa non si pensava avessero un ruolo degno di nota – aggiunge Frazer-. Per esempio le persone affette da tubercolosi producono queste proteine al momento giusto. I finanziamenti ci permettono di addentrarci ancor di più nella comprensione di queste proteine».
Un suo giudizio sui risultati dei progetti?
«Sono felice anche perché, a motivo del tipo di tassazione del premio, il denaro è durato più di quanto avrebbe fatto un altro sistema di finanziamento. La dottoressa Blumenthal sta ora costituendo un gruppo indipendente di ricerca e sta attualmente guidando quattro studenti di Ph.D., un assistente ricercatore e studenti laureandi».
Da quando si è ritrasferita in Australia ha già raccolto più di 220mila dollari di finanziamenti supplementari. Blumenthal ha costruito un rapporto collaborativo molto stretto con il gruppo di Frazer, al Diamantina Institute e all’interno dell’Università del Queensland.
Il progetto di ricerca Frazer che si è concluso nel giugno 2013 è esattamente nello spirito del Premio Balzan di promuovere la ricerca di giovani studiosi mentre si dà riconoscimento ai contributi degli stessi premiati.
La ricerca di Ian Frazer, non dimentichiamo, ha portato alla produzione del vaccino contro il ceppo umano del papillomavirus (HPV) che causa la gran parte dei casi di cancro alla cervice uterina.
Cosa pensa del Premio Balzan 2013 assegnato a Pascale Cossart e alle sue ricerche sulle malattie infettive? C’è qualche legame sulle sue ricerche sull’herpes e sul papillomavirus?
«È straordinario vedere che, grazie al Premio Balzan, viene dato riconoscimento al significato del lavoro di Pascale Cossart sulla Listeria. Lei lavora su un campo che diventerà tanto più importante in questo secolo, quanto più si comprenderanno i fattori basilari dell’abilità dei batteri di causare malattie, e come questa abilità può essere trasmessa da insetto a insetto; questo ci aiuterà nella nostra lotta contro i microorganismi che stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici.
Per quanto riguarda la ricerca sull’herpes genitale, il vaccino è al momento nella fase 1 di sperimentazione clinica».
Dopo la pubblicazione del libro di Madonna King “Ian Frazer. The man who saved million lives” è cresciuto l’interesse sul suo lavoro? C’è stato un impatto sul suo lavoro di ricerca, ora che molta gente conosce la sua storia?
«La biografia di Madonna King ha portato una certa attenzione sulla storia dello sviluppo del vaccino e sulle sfide che il mio collega Jian Zhou ed io abbiamo dovuto affrontare, non solo per sviluppare il vaccino, ma anche per convincere che saranno le popolazioni del mondo in via di sviluppo a riceverne beneficio contro il cancro della cervice uterina».
Susannah Gold
New York