Francia
Premio Balzan 1982 per le scienze sociali
Discorso di ringraziamento – Roma, 27.01.1983
Signor Presidente della Repubblica,
Signori Presidenti,
Eccellenze,
Signore e Signori,
l’immenso onore che mi avete fatto, la gioia profonda che mi avete dato attribuendomi il Premio Balzan 1982 per le Scienze Sociali, costituiscono sicuramente una tappa della mia vita. Come accade in occasioni eccezionali, si è inclini a meditare e a formulare una filosofia dell’avvenimento, manifestatosi all’improvviso. La Provvidenza ha voluto che io lo sapessi il 17 novembre 1982, giorno del mio sessantacinquesimo compleanno. Si può immaginare regalo più straordinario?
Bisogna meditare per superare ciò che chiamo scottature dell’orgoglio e in maniera più subdola, effluvi della vanità. E questa riflessione mi ha portato a comprendere che devo andare ben al di là della mia persona. Ogni essere umano è debole e misero. Non è che una tappa in uno spazio di tempo che scorre precipitosamente. Svolge un ruolo solo se si pone entro una discendenza che è poi quella del corpo e dello spirito.
Non sarei qui se i miei genitori, che erano persone semplici e buone, non mi avessero inculcato il gusto del lavoro e l’aspirazione sempre imperfetta purtroppo, alla generosità. Non sarei qui se, dopo quarantadue anni, mia moglie, con la sua bontà, la sua dolcezza, la sua intelligenza, non avesse fatto di me un uomo essenzialmente felice. E devo molto anche ai miei fratelli e sorelle, ai miei quattro figli, ai miei dieci nipoti, e a una famiglia straordinariamente numerosa di cugini che ha definitivamente segnato la mia infanzia e la mia età matura.
Ma è la parte dello spirito che desidero soprattutto evidenziare. Ricevendo questo premio, ho l’impressione che è tutta una Scuola – nel senso meno dottrinario e più flessibile – che lo merita, questa Scuola che noi chiamiamo, senza dubbio, un po’ pomposamente, la “Scuola Francese di storia delle relazioni internazionali”. Risalendo alle origini della mia carriera, devo ricordare le quattro persone alle quali devo di più. Prima di ogni altro, Pierre Renouvin. È lui che ha creato nel 1935 il nostro “Istituto di Storia delle relazioni internazionali contemporanee”. È lui che ha saputo allargare la storia diplomatica tradizionale facendola diventare storia globale, tenendo conto delle grandi forze collettive e del ruolo proprio degli uomini di Stato. Gli sono succeduto nel 1964 alla Sorbona, e nel 1974, dopo la sua morte, alla presidenza della “Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici francesi”. È stato per me un maestro e un amico incomparabile.
Altro amico, a cui sono succeduto nel 1975 all’Accademia di Scienze morali e politiche, è Victor Lucien Tapié. Nessuno più di questo storico dell’epoca moderna, ha contribuito ad allargare le mie prospettive e i miei gusti. Citerò anche due amici stranieri, purtroppo scomparsi, Arnold Wolfers e Mario Toscano. Wolfers era un americano di origine svizzera, professore a Yale, poi direttore al Centro di Ricerche di Politica estera di Washington. Mi ha insegnato il carattere indissolubile dei legami che uniscono la storia alla scienza politica, senza la quale quest’ultima, privata delle sue radici, va alla deriva verso la pericolosa astrazione dei concetti reificati. Quanto al nostro caro Toscano, gli devo per buona parte il mio interesse per gli archivi, che egli sapeva mescolare ad una straordinaria efficacia politica, e il tutto con un senso dello humor che non dimenticherò mai. E, dopo di me, e con me, vi è tutta l’équipe degli allievi di Renouvin, e dei miei. Ho partecipato dal 1964 a tutte le commissioni di giudizio delle loro tesi di dottorato di Stato, queste grosse tesi che sono una delle originalità del sistema francese. Attualmente, la nostra Scuola ha più di venticinque posti di Professori titolari nelle Università francesi. Non cessa di accrescersi, perché anche ora, questi Professori hanno i loro propri allievi. Ho dedicato quasi vent’anni di Sorbona a sviluppare questo gruppo, in quantità, in diversità geografica e d’interessi, e per quanto consentito dai miei mezzi, in qualità. I nostri legami con gli storici stranieri sono molteplici, ma soprattutto con Ginevra e la Svizzera, grazie alla rivista Relazioni Internazionali che io presiedo con Jacques Freymond, con l’Italia, grazie al nostro Comitato franco-italiano di storia contemporanea, che presiedo insieme ad Enrico Serra. Abbiamo ugualmente stretti rapporti con gli Stati Uniti, la Germania, il Belgio, il Regno Unito, la Spagna, ma anche con il Mondo arabo, l’Africa francofona e il Messico; poiché la nostra impresa non è assolutamente nazionalista nel senso aggressivo del termine. Cerchiamo al contrario di far uscire la storiografia francese dal “franco centrismo” in cui si compiace con qualche esagerazione.
Ci sono altre Scuole storiche in Francia. La nostra figura onorevolmente al loro fianco.
Poiché la Storia non è una scienza applicata, che possa venire in aiuto ai disegni della politica. È una ricerca fondamentale, il cui solo scopo è di scoprire, poco a poco, la verità. Il nostro ideale non è d’imporre le nostre credenze agli altri, ma di contribuire a ciò che Lamennais ha magnificamente espresso: «il libero combattimento della verità contro l’errore». Agendo così, spero di seguire la via tracciata dalla Fondazione Balzan. Con il premio che mi avete attribuito, voi rafforzate le mie possibilità d’azione e mi infondete nuovo coraggio per proseguire quest’opera.