Discorso di ringraziamento – Roma, 24.11.2006
Germania
Ludwig Finscher
Premio Balzan 2006 per la storia della musica occidentale dal XVII secolo
Per il suo intenso impegno di ricerca nel campo delle scienze musicologiche, per le sue penetranti e memorabili interpretazioni di capolavori musicali, per i suoi profondi commenti ai fenomeni musicali così come per la sua direzione editoriale della nuova edizione dell’enciclopedia Die Musik in Geschichte und Gegenwart, che rende le più recenti ricerche accessibili a una vasta cerchia di musicisti e amanti della musica.
Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Signori Membri degli organi della Fondazione Balzan,
Gentili Signore, Egregi Signori,
il premio Balzan è il riconoscimento più prestigioso che il cultore di una disciplina umanistica possa conseguire. E’ difficile trovare le parole adatte per esprimere la mia gratitudine verso la Fondazione Balzan per il grande onore conferitomi. Esso dà ai miei studi un riconoscimento a livello internazionale che va ben al di là del campo della musicologia e mi permette di continuare con nuovi progetti che sono rimasti a lungo solo nella mia mente, giacché, finora, non avevo trovato la possibilità di realizzarli. Si tratta, inoltre, di un’occasione gradita per rivolgere lo sguardo all’indietro.
Nel tentativo di trovare la mia strada fra i tesori inesauribili della nostra eredità musicale, fin dall’inizio mi sono mosso fra due domini che ho trovato particolarmente affascinanti: da un lato la musica sacra e profana del quindicesimo e sedicesimo secolo, dall’altro la musica del classicismo viennese, Haydn, Mozart e Beethoven. Tentando di scoprire perché e come essi si sono conquistati una posizione unica nella storia della musica e perché, e come, l’hanno mantenuta fino ad oggi, era inevitabile arrivare al secolo diciannovesimo e al primo ventesimo e, contemporaneamente, ritornare alle radici da cui essi sono cresciuti per giungere a un’altezza così eccelsa, dunque ai romantici fino a Brahms e a Schönberg e di nuovo indietro a Bach e a Händel. Inoltre ho provato a osservare i capolavori classici da tanti punti di vista, il più possibile differenti, senza alcun timore nei confronti dell’eclettismo metodologico. Allo stesso tempo, ho sempre cercato di capire non solo le opere sublimi, ma anche i tentativi di compositori meno noti – guardando alla storia della composizione musicale come a un discorso senza fine tra tutti i tipi di compositori, alla storia della musica come a una storia di tutti gli aspetti della cultura musicale in una società, e alla storiografia musicale come a una ricostruzione e costruzione narrativa di una struttura virtualmente omnicomprensiva, su cui si stagliano le grandi opere d’arte. Da una prospettiva così ampia, tuttavia, siamo ancora lontani. Il Premio Balzan mi permetterà di lavorare su alcuni aspetti di questo metodo e ne sono immensamente riconoscente.
D’altra parte, sono convinto che il mio lavoro, come ogni tentativo di capire opere artistiche che vengono generate in un momento storico e che cambiano nel corso della loro stessa storia, può condurre a risultati soltanto sperimentali e provvisori. Sono quindi sicuro di non aver trovato – e che mai troverò – il flauto magico in grado di condurmi nel regno degli iniziati che conoscono la verità. Tuttavia ho trovato molta gratificazione nel mio lavoro, non da ultimo perché ho avuto la possibilità di trasmetterne i principi e i risultati agli studenti con i quali ho lavorato per così tanto tempo, e dai quali io stesso ho imparato così tanto, ed a un più grande pubblico, con cui dovremmo, ritengo, condividere le nostre scoperte. La vita dello studioso è una vita privilegiata, e il privilegio gli viene assegnato dalla società. Uno studioso che può lavorare con l’arte musicale occidentale, una delle più grandi conquiste e uno dei tesori più preziosi della nostra cultura, si sentirà sempre come se fosse all’inizio di un viaggio emozionante – e sarà sempre una persona felice.
C’è un altro aspetto che è importante per me. Il Premio Balzan è stato attribuito in precedenza soltanto due volte nel campo della musica: nel 1962 a Paul Hindemith e nel 1991 a György Ligeti. Oggi, scegliendo per la prima volta un musicologo, la Fondazione Balzan ha premiato un filone di studi che non figura, a dir poco, tra le priorità dell’interesse pubblico e che vive un momento piuttosto difficile come disciplina universitaria. Accogliendo la musicologia nel canone delle discipline che ritenete degne di incoraggiamento, state dando supporto morale a tutta la ricerca nel campo degli studi musicali. Vi sono profondamente grato per questo.
Grazie.