Svizzera
Premio Balzan 2000 per la strumentazione e le tecniche in astronomia e astrofisica
Discorso di ringraziamento – Roma, 15.11.2000
Signor Presidente,
Signore e Signori, membri della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,
È con gioia e riconoscenza che ricevo il premio Balzan che mi fate l’onore di assegnarmi. In occasione dei precedenti premi, avete incluso tra i premiati alcuni astronomi che hanno contribuito alla conoscenza dell’Universo, delle sue componenti e della sua evoluzione. Oggi voi onorate la scoperta del primo pianeta fuori dal sistema solare. Sin dall’antichità, alcuni filosofi avevano postulato la “necessità” della pluralità dei mondi. La fantascienza contemporanea si nutre ogni giorno di questo sogno. Gli astronomi, nel XX secolo soprattutto, hanno cercato di comprendere i meccanismi di formazione dei pianeti in generale e del nostro sistema solare in particolare. I grandi progressi della strumentazione astronomica hanno permesso finalmente di scoprire questi pianeti “extra-solari”, questi pianeti legati ad altre stelle, simili al nostro Sole. Con la scoperta del pianeta legato alla stella 51 di Pegaso, la pluralità dei mondi ha lasciato il campo dei sogni per diventare oggetto di studio scientifico.
Raramente una scoperta astronomica ha suscitato un simile interesse da parte del pubblico. Di primo acchito, ci si può sorprendere di un tale interesse per una scoperta “attesa”. L’astrofisico cerca di comprendere la struttura e l’evoluzione dell’Universo e delle sue componenti. Ma si può anche pensare che la sua sia una ricerca per dare all’Uomo il suo posto nell’Universo. E’ in questa prospettiva che si può capire l’attenzione così generale per la scoperta dei pianeti extra-solari.
Oggi sappiamo che il Sole è solo una fra le centinaia di miliardi di stelle della Via Lattea, la nostra Galassia. Sappiamo anche che le galassie sono miliardi, nell’Universo. I pianeti, sottoprodotti della formazione delle stelle, sono anch’essi innumerevoli? Le poche decine di pianeti extra-solari identificati sino ad oggi, sono soltanto quelli più facili da scoprire. Sono quelli di massa più grande, analoghi ai nostri pianeti gassosi giganti, come Giove e Saturno. Queste prime scoperte sono solo la conferma di sistemi planetari esterni? In realtà sono qualcosa di più. Ci hanno rivelato la diversità dei sistemi planetari. Questa diversità ci obbliga a riconsiderare i meccanismi di formazione dei pianeti e, di conseguenza, anche della formazione del nostro stesso sistema solare. Quali sono i meccanismi di formazione dei pianeti rocciosi, come la Terra, questi piccoli pianeti forse suscettibili di ospitare la Vita?
La Vita è presente altrove, nell’Universo? Già alcuni astronomi cercano di dare una risposta. Forse, questo secolo che inizia sarà quello che vedrà una risposta a questo vertiginoso interrogativo.
Insieme ai miei colleghi che hanno partecipato a questa ricerca, siamo coscienti della straordinaria opportunità che ci è stata data di aver vissuto un momento privilegiato della scoperta astronomica.