USA
Premio Balzan 2004 per il mondo islamico dalla fine del XIX alla fine del XX secolo
Discorso di ringraziamento – Roma 18.11.2004
Signor Presidente,
Membri della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,
sono estremamente sorpresa, grata e riconoscente per aver ricevuto questo premio così cospicuo dalla Fondazione Balzan. La scelta di un campo di studi islamico, quest’anno, dimostra che è stata riconosciuta in modo appropriato e tempestivo l’importanza del mondo musulmano. Dimostra anche che la Fondazione apprezza il fatto che la comprensione del mondo islamico non va relegata solo a stampa, mass-media e figure di governo, ma bisogna prendere coscienza del mondo degli studiosi di questo settore che hanno passato anni e anni a studiarne le lingue e le culture. Nel mio paese, la stampa e i media ne danno un rilievo inusitato, sia quando si rivolgono agli studiosi, soprattutto a quelli che appoggiano le politiche ufficiali, sia, in secondo luogo, quando vanno oltre queste politiche, rivolgendosi di solito a studiosi che conoscono bene l’attualità e le politiche degli Stati Uniti, ma spesso non hanno una base culturale e storica adeguata. I termini del Premio della Fondazione Balzan sono stati formulati in modo molto saggio, tanto da includere persone che conoscono l’attualità ma che possono anche inserirla in un contesto storico e culturale. Sono quindi estremamente felice che la Fondazione abbia scelto di onorarmi partendo da questi parametri.
Un’altra singolare caratteristica del premio della Fondazione Balzan è il fatto che la metà venga devoluta a sostenere progetti di ricerca soprattutto di giovani studiosi. Ho proposto un programma triennale per sei giovani ricercatori ai quali, due per ogni anno, la ucla darà l’opportunità di lavorare sui testi pur continuando a insegnare a tempo ridotto. Questi giovani verrebbero scelti tra coloro che lavorano su progetti che hanno per argomento le donne, il ruolo dei sessi e la famiglia. Oltre che di lavorare sui propri libri, si chiederà loro di redigere un capitolo per un libro che curerò io stessa e che illustrerà in modo comparato l’importanza più ampia della loro ricerca. Propongo inoltre una conferenza sull’argomento trattato nei sei capitoli redatti da questi giovani, arricchito da contributi al volume da parte di altri studiosi.
Rimpiango molto di non poter essere presente di persona a ritirare il Premio, specialmente perché l’Italia è sempre stata il mio paese preferito e l’ultima volta che vidi la Cappella Sistina era solo agli inizi del processo di ripulitura e restauro. Mi innamorai dell’Italia durante il primo viaggio che vi feci nel 1948, ho studiato italiano e ho scritto di tematiche italiane sia nella mia prima tesi di laurea a Harvard-Radcliffe sia nella mia tesi di master a Stanford. Poi, sia perché pensavo che la storia italiana fosse un campo sovraffollato, sia perché ero interessata allo studio di una parte del mondo che sino ad allora era stato affrontato in sordina da storici di professione, decisi di cambiare e passare al Medio Oriente con particolare enfasi sull’Iran, un paese che, come l’Italia, ha una lunga e imponente storia culturale. Nel 1964 trascorsi tre mesi in Italia e riuscii a visitare molte delle sue belle città e aree rurali, anche quelle al di fuori dai soliti itinerari turistici. Quindi ritengo appropriato, sebbene del tutto casuale, che il maggior premio straniero che abbia mai ricevuto mi venga consegnato in un paese con il quale mi identifico tanto. Rivolgo un plauso alla Fondazione Balzan per il suo notevole programma di premi, che onorano gli studiosi più maturi e forniscono un importante sostegno agli studiosi più giovani, contribuendo alle loro ricerche proprio nella fase iniziale.