Giappone
Premio Balzan 2007 per la nanoscienza
Discorso di ringraziamento – Berna, 23.11.2007
Sig. Consigliere Federale,
Membri della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,
è per me un grande onore ricevere il Premio Balzan per la nanoscienza. Ho saputo che è la prima volta che la Fondazione ha scelto la nanoscienza per uno dei suoi premi scientifici annuali. Sono estremamente lieto di sapere che la Fondazione ha riconosciuto l’importanza del mio campo di ricerca. Ricevere questo premio riconosciuto a livello internazionale è una fonte di incoraggiamento non solo per me, ma anche per tutti coloro che lavorano in questo campo così appassionante.
Che cos’è la nanoscienza? È un settore di studio della scienza abbastanza giovane, che ha circa vent’anni. Più specificatamente, la nanoscienza si occupa dei materiali che hanno una dimensione nell’ordine dei ‘nano-metri’, il che significa miliardesimi di metro. Non appartiene a una particolare materia accademica tradizionale, come la fisica, la chimica o l’elettronica, ma è piuttosto interdisciplinare. Nel 1959, in occasione di un convegno dell’American Physical Society, il fisico Richard Feynman tenne una lezione storica dal titolo “There’s plenty of room at the bottom” (C’è moltissimo spazio in fondo). Ci diede una nuova visione rispetto al modo tradizionale in cui pensavamo ai materiali, sottolineando la possibilità di vederli in termini di atomi individuali. Per esempio, avanzò una proposta per costruire una macchina molecolare manipolando gli atomi individuali uno a uno. Alcuni fisici teoretici predissero che, nel caso di un materiale di dimensione nanometrica, le proprietà fisiche, chimiche e meccaniche avrebbero potuto essere molto diverse rispetto a quelle dei materiali di formato convenzionale. Fu necessario un gran numero di sforzi per creare un materiale di dimensioni nanometriche e apparentemente senza risultati fino al 1991.
Nel corso di quell’anno furono scoperti i nanotubi di carbonio e non passò molto tempo prima che i fisici, i chimici, gli scienziati dei materiali e altri rimanessero affascinati da questo nuovo materiale. E’ stata per me una grande fortuna essere stato colui che lo scoprì. Questa scoperta ha dato il via a un’area della scienza completamente nuova, chiamata nanoscienza – ora riconosciuta dalla Fondazione Balzan – e la strada che ha portato a essa è la storia della mia intera carriera di ricercatore.
Il nanotubo di carbonio è composto esclusivamente da atomi di carbonio. E’ simile a un diamante, ma ha una struttura tubolare – come si otterrebbe avvolgendo un reticolato o una rete esagonale in un cilindro privo di giunzioni – e la sua dimensione è davvero minima, nell’ordine dei nano-metri. Ovviamente, non può essere visto a occhio nudo. Per poter vedere il nanotubo di carbonio è necessario un microscopio elettronico; perciò, senza questo strumento, e la conoscenza necessaria per utilizzarlo, il nanotubo non sarebbe mai stato scoperto.
Anche qui, in un certo senso, è stata per me una vera fortuna l’essere stato ben addestrato a utilizzare questo strumento così moderno e aver iniziato a studiare ogni cosa in una scala nanometrica, poiché questo mi ha consentito di scoprire i nanotubi di carbonio. La mia carriera nella microscopia elettronica è iniziata all’Università Tohoku di Sendai, in Giappone. Nel 1970, dopo la laurea, mi sono trasferito all’Arizona State University dove ho sviluppato la microscopia elettronica ad alta risoluzione con il Professor John M. Cowley, scomparso pochi anni fa. In seguito la microscopia elettronica è diventata una tecnica versatile nella ricerca moderna sui materiali. Pertanto, vorrei ringraziarlo particolarmente, come vorrei ringraziare anche i molti colleghi e amici che ho conosciuto durante la mia permanenza, durata dodici anni, all’Arizona State University, poiché hanno condiviso con me questo periodo così importante per lo sviluppo della microscopia.
Non avrei mai potuto ricevere questo Premio da solo e vorrei enfatizzare il fatto che molti ricercatori in tutto il mondo si sono occupati dei nanotubi di carbonio come oggetto delle loro ricerche e che hanno lavorato duramente in vari modi per capire questo nuovo materiale. Di conseguenza, i nanotubi di carbonio sono oggi molto conosciuti non solo nell’ambiente accademico, ma anche nel campo delle applicazioni industriali dei materiali.
Inoltre, vorrei ringraziare la Fondazione Balzan per un altro motivo – ovvero, io sono il primo giapponese a ricevere questo premio così prestigioso. Questo conferma ancora una volta la mentalità veramente internazionale della Fondazione per quanto riguarda sia la sua concezione dell’umanità che le sue motivazioni culturali. L’assegnazione del Premio Balzan mi aiuterà a incoraggiare anche i giovani ricercatori dei paesi asiatici e ringrazio la Fondazione anche per il suo impegno nei confronti dei giovani scienziati, affinché essi possano esplorare sempre più approfonditamente i loro programma di ricerca, il che coinvolge i giovani nella speranza di capire sempre di più la nanoscienza e utilizzarla per la nostra società.
Infine, ringrazio mia moglie Nobuko e la mia famiglia. Senza il loro supporto non mi sarebbe mai stato possibile ricevere questo dono meraviglioso.
Grazie.